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Il caso Jonathan Galindo: Il lato oscuro del web

È di questi giorni un triste fatto di cronaca. Un undicenne che nel napoletano si è tolto la vita, spinto forse da un “gioco social”. Il caso Jonathan Galindo ha riportato in auge un annoso problema sulla sicurezza del web. Passato il momento dello sconcerto e del cordoglio, l’opinione pubblica si divide. Da un lato accusatori e demonizzatori di tutto ciò che è virtuale, dall’altro i sostenitori del mondo virtuale che riconoscono al digitale più pregi che difetti.

I fatti

La Procura di Napoli apre un’inchiesta con l’ipotesi istigazione al suicidio a seguito della tragedia che si è consumata alla fine di questo caldo settembre. Un ragazzino di 11 anni di Napoli prima di compiere l’estremo gesto scrive: “Mamma, papà vi amo ma non ho più tempo. Un uomo incappucciato è di fronte a me”. Questo il messaggio destinato ai genitori prima di lanciarsi nel vuoto. Nel suo smartphone e nel suo tablet si cercano le risposte a questo dramma. L’ipotesi è che il piccolo sia rimasto vittima di un gioco social nel quale un ambiguo personaggio spinge giovani giocatori a cimentarsi in pericolose sfide. Il gioco si conclude solo quando viene portata a termine la prova finale, il suicidio. Ma chi è questo strano personaggio?

Un’inquietante figura

L’uomo incappucciato ha un nome noto nel mondo virtuale dal 2012, si tratta di Jonathan Galindo. Un uomo dalle sembianze deformate di un personaggio Disney amato dai bambini, Pippo. Non si sa molto sul suo conto e sulla sua reale esistenza. Ciò che si sa con certezza è che esistono diversi profili in rete che portano il suo nome. Si insinua nei profili social dei ragazzini proponendo un gioco dal quale non è possibile uscire. Il mistero che avvolge il caso Jonathan Galindo è stato oggetto di vari interventi. Spicca tra questi quello del giornalista Massimo Polidoro che in un video su youtube ne parla come di una colossale bufala.

Il digitale è un pericolo sì o no?

Questa triste vicenda potrebbe portare semplicisticamente a demonizzare e condannare il mondo digitale archiviandolo come pericoloso. È successo più volte anche in precedenza, come ad esempio nel caso della Blue Whale Challenge. Perdere giovani vite per un gioco social è inaccettabile. 

Se però si può facilmente arrivare ad una tale conclusione, non dobbiamo tuttavia dimenticare le tante vite che il digitale ha salvato. Non può passare inosservato l’indiscusso aiuto che il mondo digitale ci ha fornito durante il lock down causato dal Coronavirus. Dalle notizie in tempo reale, all’intrattenimento, dallo smart working alla possibilità di continuare a vendere ed acquistare attraverso gli e-commerce.  

Non a caso solo le attività commerciali presenti in rete con piattaforme di commercio digitale sono uscite indenni da un periodo così buio.

Senza il digitale, ne siamo convinti, il Covid-19 avrebbe fatto sicuramente molte più vittime.

Utilizzato con attenzione e consapevolezza, il digitale è una immensa risorsa in grado di migliorare e salvare vite.